Il fico nel corso dei tempi
Il fico è un frutto dalla storia più che millenaria: compare per la prima volta, infatti, nel libro della Genesi, insieme alla famosa mela, come mezzo per ripararsi dalla vergogna, per poi cambiare accezione più volte nel corso della storia. Con i Greci, infatti, il fico diventa un frutto afrodisiaco, per essere successivamente considerato sacro dai Romani. Grazie agli stessi Greci che lo introdussero nel nostro territorio, diventa un prodotto tipico, secondo le testimonianze di Catone e Varrone. Intorno e durante il Medio Evo, il fico passerà dal costituire la base dell’alimentazione della classe lavoratrice cilentana e lucana, per poi essere visto come pregiato e dando vita al suo tradizionale consumo nel periodo natalizio, oltre a essere un alimento che risultava “vantaggioso” sotto diversi aspetti: il processo di essiccazione del fico, tipico del Cilento, permetteva la sua conservazione per tempi lunghi, ideale per i periodi di povertà della popolazione o di carestia. Successivamente, la Scuola Medica Salernitana ha utilizzato il fico come cura per diversi malesseri, come ad esempio le infiammazioni, attraverso la creazione di impacchi.
Il fico bianco del Cilento riceve il marchio D.O.P. nel 2006 e costituisce, insieme all’oliva, il simbolo del paesaggio rurale cilentano.
Il fico cilentano
Al mondo esistono più di 800 specie di fico. Nel sud Italia prevale la qualità di fico definita Dottato e il fico bianco del Cilento ne costituisce una variante, nonchè uno dei prodotti tipici più apprezzati in un pranzo cilentano.
Il fico bianco del Cilento deve il suo nome alla sua buccia di colore chiaro, un po giallognola, una volta che il frutto è stato essiccato. Nonostante il fico sia un frutto già dolce di per sé, la polpa del dottato cilentano risulta particolarmente dolce, oltre che pastosa e di colore ambrato.
Il metodo antico di confezionamento prevede che i fichi, essiccati, siano infilzati da due bastoncini di legno disposti in modo parallelo tra loro. La tradizione precede che siano farciti con frutta secca – quali mandorle, noci o nocciole –, semi di finocchietto o bucce di agrumi locali. In alternativa, o in aggiunta, si ricoprono di cioccolato o si immergono nel rum. Il consumo dei fichi essiccati è oggi tipico ed esclusivo del periodo natalizio.
Le altre declinazioni del fico
Nonostante siano ancora acerbi, la raccolta dei fichi cilentani inizia a maggio: questa qualità è talmente versatile da essere usata anche prima che sia matura. I fichi acerbi, infatti, sono utilizzati per il paté di fico – utilizzato per condire la pasta o da usarsi negli aperitivi – e per il fior di fico, fico acerbo sott’olio che accompagna solitamente i taglieri di salumi e formaggi.
I fichi maturi possono essere impiegati, oltre che per il noto prodotto natalizio, per produrre aceto (di fichi) balsamico, succo di fichi, liquore di fico, fichi bianchi al rum, mosto cotto di fichi e anche qualcosa di meno elaborato come la vellutata. Alcuni agricoltori, inoltre, si cimentano nella produzione di dolci come la soppressata e il capocollo di fichi, in cui è previsto l’uso di rum, frutta secca, scorze di agrumi, cioccolato ed eventuali granelle.